venerdì 25 luglio 2008

Giro d'Italia

Io sono un malato di Giro d'Italia !

Non so per quale motivo ma è una delle cose che mi rende più felice

Lo seguo da quando, avrò avuto 7/8 anni, il mi'babbo mi portò a Lucca a vedere una tappa. Era una cronometro e si correva lungo le mura. Uno spettacolo che mi folgorò e che non riuscirò più a dimenticare.
Non mi ricordo nemmeno chi vinse, ma da quel giorno il Giro (non tanto il ciclismo) entrò prepotentemente nella mia vita.
Poi, col passare degli anni, la passione sportiva è cresciuta ed ho iniziato aseguire la gara (così come il Tour, le grandi calssiche, ecc) ed a praticare questo bellissimo sport.

Posso dire che quello del doping è oggettivamente un dato reale, ma al di la di quello e dell'evento sportivo in se, penso che il Giro appartennga ormai da tempo alla cultura, più che al costume, del nostro paese.

E' a mio avviso uno dei pochi eventi di reale unità nazionale; sentita dalla gente, diffusa territorialmente, percepita trasversalmente alle generazioni.
Il Giro è comunque parte della storia recente del nostro paese, e visto che ha avuto la fortuna di nascere contestualmente ai maggiori mezzi di comunicazione di massa, è divenuto rapidamente parte di un patrimonio culturale diffuso.

Chi non conosce almeno un aneddoto, un detto, un fatto del Giro d'Italia:
"è un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco-celeste......" oppure la mitica tappa del monte Bondone coi ciclisti congelati, o ancora Pantani, ancora sconosciuto, che sale Gavia e Mortirolo tra due ali di folla impazzita.
Chi di noi non ha un ricordo legato in qualche modo al Giro?

Il mio babbo, per esempio, si ricorda da ragazzo di aver visto passare il Giro da Livorno, un momento, un passagggio di pochi secondi, eppure ha sempre viva l'immagine di Anquetil (il super campione di allora) che estrae un pettinino d'osso da dietro la maglia e si pettina in gruppo.

Alla fine il Giro secondo me è questo, una grande riserva di memoria collettiva.

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